1/09/2015

Houdini - Il Film- DMAX


Houdini, il grande mago dei primi anni del novecento e dal regista Uli Edel (nomination all’Oscar 2009 con La Banda Baader Meinhof) e con protagonista il premio Oscar Adrien Brody (per Il pianista di Roman Polanski) è andato in onda Mercoledì e Giovedì alle 21.10.
Siccome ho notato alcuni sotto testi ho deciso di fare una recensione.



Erik Weiss, secondogenito di una famiglia ebrea, inizia ad amare la magia dopo aver assistito ad uno spettacolo nelle strade della città in cui abitava; da lì l'inizio della sua passione, della sua fuga da se stesso, da suo padre e dalla morte come ripete sempre. 

L'amore di un figlio e la sindrome di Edipo

La sua ascesa è immediata, precoce e diretta. Nessuno riesce a fermarlo, ma da cosa scaturisce la voglia e la gioia di mettersi alla prova ogni giorno della sua vita?
Lo vediamo che inizia i suoi trucchetti per raccogliere un po' di soldi da portare a casa e, grazie all'uso della magia, sorprende la madre con qualche ingegnosa strategia. Il rapporto con la donna è uno dei principali punti su cui dovremmo soffermarci perché Houdini cercherà sempre di farla felice e sarà legato a lei anche dopo la morte di quest'ultima. 

Tutto ciò risulta essere un rapporto viscerale - in fondo è l'unica che lo ha fatto sognare e lo ha supportato in tutta la sua carriera - e la donna che lo ha messo al mondo prova, sostanzialmente, un amore intenso verso il figlio tanto da baciarlo sulle labbra l'ultima volta che si vedranno; è proprio in questo frangente che possiamo vedere quel "cordone ombelicale" immaginario che lega madre-figlio facendolo sembrare quasi un legame da cui lui non riesce a slegarsi. 
Durante i funerali di Cecelia Weisz ( nome della mamma) lui intona una frase ridondante quasi cantilenante: "Chi mi appoggerà adesso" - ricordiamoci che l'uomo è già grande e che è già sposato da più di 10 anni con la moglie Bessie -, quindi sta solo chiedendo "invano" aiuto alla madre senza rendersi conto che potrebbe rivolgerla alla moglie che, anche se soffre per la vita che fa, lo ha sempre sostenuto. 
Si crea, quindi, un rapporto a "quattro", madre - figlio - marito - moglie, che lega la tematica centrale del film perché i suoi giochi di magia, alla fine, sono solo un contorno di sfondo che servono al pubblico a distrarsi dal punto centrale della storia di quest'uomo. In termini psicologici mi viene in mente il "complesso di Edipo" - è un concetto originariamente sviluppato nell'ambito della teoria psicoanalitica da Sigmund Freud, che ispirò anche Carl Gustav Jung (fu lui a descrivere il concetto e a coniare il termine "complesso"), per spiegare la maturazione del bambino attraverso l'identificazione col genitore del proprio sesso e il desiderio nei confronti del genitore del sesso opposto - che si basa sulla storia del mito greco di Edipo che, a sua insaputa, uccide il padre e si sposa con la madre: se pensiamo che il padre di Erik è morto ed ha lasciato la moglie vedova possiamo arrivare a concludere che metaforicamente Houdini abbia ucciso il padre per prendersi cura [sposare] la madre; infatti, da come possiamo vedere, ridonda nella fiction l'immagine del padre che punta un fucile alla testa di Harry, il quale a tale "sogno ad occhi aperti" inizia ad avere paura, quasi fosse perseguitato dal defunto. 

L'odio e la paura verso un padre assente

Mayer Samuel Weiss, rabbino della comunità in cui vivevano poi licenziato senza motivo. La sua presenza, dal poco che possiamo vedere, incute paura nei figli che cercano in tutti i modi di dimostrargli l'importanza del rapporto che loro vorrebbero con lui - più simile come con la madre -. Non ha mai parlato inglese, in casa parla esclusivamente ebraico ed muore poco dopo l'inizio della fiction. Il rapporto tra Mayer e il figlio è poco percettibile, in quanto corrono pochi minuti dalla sua veduta alla sua scomparsa, ma in questo frangente possiamo accorgerci della tristezza che invade Erik quando il padre non lo accetta per quello che è, qui la crescita e la maturazione di un terrore che Samuel anche dopo morto lo perseguita nel percorso del successo. Possiamo prendere in considerazione un migliaio di teorie di psicologia per capire la paura scaturita all'interno dell'Houdini-bambino, ma voglio soffermarmi sulla sua fase adulta dove, dopo parecchi anni, continua a non capire come mai abbia ancora paura di un padre ormai morto da tempo: l'inscenare uno spettacolino per il Hitler e avere l'allucinazione del defunto che gli offusca la realtà è proprio la prova che Mayer è un filo conduttore per le problematiche che lui stesso si creerà nel corso della vita, sentendosi sempre indietro di qualche passo da qualcosa che solo lui può vedere. 


Mr. e Mrs. Houdini

Bessie, la moglie di Houdini e la moglie di Erik, una sola donna e due personalità come il loro rapporto. Nei primi dieci anni di matrimonio sembra andare tutto bene, ma quando il marito inizia ad esibirsi mettendo in pericolo la propria vita, la donna gli chiederà di smettere e di dedicarsi ai piccoli giochi di magia. Non essendo specificato, penso che nei dieci, forse quindici anni a seguire della loro relazione la moglia abbia creato due personalità: quella da mettere in mostra difronte alla gente, al pubblico quindi sempre sorridente e senza problemi interni ad essa e quella dove la coppia è formata da un uomo e una donna, forse sposatasi troppo presto, che cerca in tutti i modi di andare avanti e di mantenere quel rapporto che avevano un tempo. Bessie inizia con l'alcool e con le droghe leggere mentre Erik inizia con lo spionaggio oltre che dedicarsi ad altre relazioni extraconiugali. Il loro rapporto è incrinato da un lato, ma solido dall'altro e sul letto di morte lei gli perdonerà qualsiasi cosa lui gli abbia fatto e piangerà la sua morte, impazzendo poi in seguito per poi morire diciassette anni più tardi. 


NOTE

Questa recensione è stata fatta solo per dare allo spettatore un quadro su ciò che non si percepisce e su ciò che non si "vede". Normalmente tendiamo a guardare ed osservare solo quello che sembra essere il tema centrale quando in fondo non lo è. Secondo il mio pensiero ciò che è scritto sopra vale come tematica principale e non secondaria come può essere l'argomento magia e trucchi. 
Il Grande Houndini è stato, per me, un uomo triste e impaurito sia della vita che della morte; lasciatosi con la madre, per lui, non ha avuto più senso nulla, perfino la moglie è stata messa in secondo piano - per poi risollevarla al primo posto in punto di morte -. Il suo volersi mettere in contatto, tramite Medium - ciarlatani come li definisce lui, persino la moglie di Doyle sarà colpita dalle sue offese - per parlare con la madre, non è solo un modo di rincontrare la defunta donna, ma è essenzialmente un modo per evadere da tutto ciò che era stato costruito "Grazie" a Cecelia e "In" Cecelia. La sua magia era la madre, non i trucchi o il pubblico che applaudiva ai suoi spettacoli, ma tutto ciò che lo ha reso qualcuno - muore con la morte di Cecelia - ovvero la figura genitoriale femminile, unica donna che ama e che abbia mai amato.

Mi auguro vi sia piaciuta questa relazione - un po' corta e striminzita - e per esprimere una vostra opinione potrete usare la sezione "Commenti". 

Alla Prossima,

Sara


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